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Un interessante editoriale di Andrea Riccardi sulle elezioni politiche del Regno Unito

Si continua a parlare molto di Brexit, ovvero della prossima uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, a seguito della decisione assunta dal corpo elettorale nel referendum del 2016. Una discussione tornata ancora più d’attualità dopo i risultati, abbastanza sorprendenti delle elezioni politiche tenute il 9 giugno, che hanno visto i Conservatori capeggiati da Theresa May ad un passo dal tracollo e il Labour di Jeremy Corbin sfiorare la sensazionale rimonta.
Anche Andrea Riccardi, storico noto per l’apporto dato alla fondazione della Comunità di Sant’Egidio, ha voluto dare il suo contributo alla discussione, in un editoriale apparso su Famiglia Cristiana, nel giugno di quest’anno.
La disamina in questione parte dalla constatazione che Theresa May si trova notevolmente indebolita, proprio nel momento in cui è chiamata a trattare con l’UE, potendo contare su una maggioranza non solo fragile, ma anche sottoposta alle continue richieste del Dup, il partito che riunisce i protestanti dell’Irlanda del Nord. Proprio la rappresentanza politica dei paramilitari noti per essersi battuti contro Ira e nazionalisti cattolici sino al 1998, ha infatti capitalizzato al massimo i suoi risicati dieci seggi, dando vita ad un governo di coalizione che permette alla May di poter controllare ancora la Camera dei Comuni, nonostante la perdita della maggioranza assoluta dei seggi. Un controllo che però è tutt’altro che saldo, se solo si considera come il Dup sia da un lato favorevole alla Brexit, ma dall’altro contro l’uscita dal mercato comune e la ventilata chiusur
a dei confini con l’Irlanda. A rendere ancora meno salda l’alleanza sono poi i contrasti sul welfare, che il Dup vorrebbe proteggere dai continui assalti dei conservatori.
Ancora Andrea Riccardi ricorda poi come la sconfitta dei Conservatori sia ancora più evidente se si pensa che sarebbero bastati appena 2.227 voti a Corbyn per completare una storica rimonta, quelli necessari per strappare i collegi in cui la May ha vinto per pochi voti. Se il leader laburista esce come il vero vincitore dalla competizione elettorale, smentendo coloro che anche all’interno del suo partito lo ritenevano troppo sbilanciato a sinistra per poter vincere, la perdente è sicuramente Theresa May. Il Premier aveva infatti giocato la carta delle elezioni anticipate sicuro di poter conseguire un’agevole maggioranza assoluta, tale da consegnarle quella forza ritenuta necessaria nel difficile negoziato con l’Unione Europea. Una decisione rivelatasi alla fine azzardata, che segnala una profonda spaccatura nel Paese, del resto già evidente ai tempi del referendum sulla Brexit.

Il Regno Unito rimane spaccato

Oggi, a distanza di un anno, la situazione non è praticamente cambiata e l’indecisione dell’opinione pubblica britannica contribuisce largamente a erodere le basi del potere dei Conservatori. Neanche il terrorismo che ha colpito Londra, che pure avrebbe dovuto avvantaggiare la May, ritenuta l’unica in grado di opporsi validamente all’offensiva islamista, ha permesso ai Conservatori di blindare la maggioranza. Tanto che il partito al governo deve in pratica ringraziare il sistema elettorale vigente, imperniato sul collegio uninominale, se ancora è alla guida del Paese.
Andrea Riccardi non esita poi a sottolineare come i partiti che si sono maggiormente distinti nel chiedere la fuoriuscita del Regno Unito dall’UE siano stati fortemente penalizzati dall’elettorato. Non solo i conservatori, ma anche l’UKIP di Neil Farage ha visto ridursi il suo bacino elettorale da quattro milioni di voti ad appena 600mila.
Considerato come Irlanda del Nord e Scozia si siano già pronunciate contro la decisione assunta per mezzo del Referendum, la May si trova ora davanti ad una situazione estremamente complessa. Tanto da spingere molti osservatori a pronosticare una rapida caduta del governo, che sarebbe ancora più drammatica considerate le difficoltà che attendono chiunque sarà chiamato a negoziare con l’Unione Europea. Sul tavolo della trattativa, infatti, ballano i circa 100 miliardi richiesti dall’UE, che si fa forte anche del rinvio della firma sugli accordi di libero scambio. Tanto da sollevare grande preoccupazione negli ambienti finanziari britannici e nei tanti che continuano a ritenere se non uno sbaglio, perlomeno una decisione troppo frettolosa quella Brexit su cui hanno invece puntato con grande decisione i conservatori.

Sondaggi Referendum: l’Avanzata dei No

In questi giorni sono in corso numerosi sondaggi referendum per cercare di individuare quale sarà la tendenza alle prossime urne. I sondaggi referendum costituzionale 2016 ad opere di istituti statistici e quotidiani sembra vedere una prevalenza di No. Gli ultimi sondaggi politici danno in netto vantaggio i sostenitori del No al referendum. C’è ancora poco tempo per effettuare gli ultimi sondaggi elettorali affinché entrambe le parti possano promuovere le proprie ragioni e informare i cittadini. A quanto pare i sondaggi referendum 4 dicembre denotano una percentuale esigua di incerti (13%) e una maggioranza netta dei favorevoli a mantenere tale e quale la Costituzione.

A quanto pare dai sondaggi effettuati fino ad oggi, sarà la maggioranza dei cittadini a recarsi alle urne, con una percentuale importante che si assesta attorno al 90%. Gli italiani questa volta hanno deciso di far sentire la loro opinione in modo deciso, al contrario di com’è accaduto in passato.

I dati statistici raccolti per Il Corriere della Sera da Ipsos per il prossimo referendum costituzionale mostra dei dati interessanti. A vincere, contro i pronostici, per lo meno per il momento è il No con una percentuale del 55%. A favore del Sì risulta il 45% dei cittadini, mentre il 13% si dichiara ancora indeciso.

Anche i dati raccolti da Demos per il quotidiano La Repubblica mostrano il medesimo trend: votanti No il 41% e per il Sì il 31%.

Lo stesso vale per la rilevazione effettuata da La Stampa che attesta la preferenza degli italiani per il No al 54%, contro il 46% dei favorevoli al Sì.

La distanza un mese dopo le precedenti rilevazioni statistiche si fa maggiore. A quanto risulta oggi il distacco è di 7 punti rispetto ai 4 precedenti. Nel mese di settembre la situazione era completamente ribaltata e i punti di distacco tra le due possibilità erano ben 8 a favore del Sì. In due mesi gli italiani hanno cambiato opinione, forse avendo avuto l’opportunità nel frattempo di raccogliere maggiori informazioni sulle modifiche che sarebbero state apportate dalla nuova riforma della Costituzione.

Per quanto riguarda i dati demografici degli italiani con diritto di voto che hanno espresso la loro opinione per la statistica, è interessante rilevare come siano il 59% dei giovani fino ai 30 anni a prediligere il No. A prediligere il Sì è la fascia demografica che appartiene agli over 65 (57%).  I dati sono stati rilevati da Scenari Politici per Huff Post.

Anche all’interno dei medesimi Partiti politici attualmente in Parlamento non c’è unità nella scelta verso il Sì o il No. Sono anche fazioni ideologicamente opposte a presentarsi con le stesse ragioni a favore o contro la nuova riforma. Ciò non può che aver destato ulteriori dubbi sui cittadini italiani di fronte a questa scelta importante.

Seppure sia ancora tutto da vedere, e lo si potrà fare solo aspettando gli esiti del 4 dicembre, sembra che la popolazione non abbia apprezzato il testo modificato della Costituzione e che chieda una revisione dello stesso e una migliore informazione riguardo i reali cambiamenti che esso potrebbe apportare.

A bright future for Italian wine

Italian wine is widely appreciated all over the world for its refined quality and variety of flavours. There are plenty of fine and exclusive wines out there, but Italy, in particular, can now boast plenty of rare Italian wine gems.

Italy is home to some of the oldest wine-producing regions in the world, and this is the main reason why Italian wines are known worldwide for their broad variety.

 

In recent years, many Italian wine producers have turned to E-Commerce business as a new strategy for addressing customers, and have started their own online liquor stores.

Generally speaking, purchasing products online is still looked upon with a certain amount of mistrust.

Despite the cheaper prices and the wider choice the Internet offers in fact, customers are still worried about incurring in poor quality products for any item they might purchase online. Online wine trade is therefore not easy, but it certainly has many benefits.
There is of course the price factor: online wine stores apply competitive prices to products compared to traditional wine bars.
They also offer many discounts and the chance to get free shipping after reaching a minimum purchase.
There is in addition a great variety of options, ranging from the best Italian wine choices to exclusive foreign wine selections as well. These sites are mostly used by wine experts or enthusiasts, but they are structured in a way that allows anybody who’s interested in purchasing wine online to learn their way through them quickly and to their maximum advantage.
It is therefore a great chance to learn (and taste) one’s way through the world of Italian wines.

Divisions loom over G20 gathering

World leaders including Barack Obama, the US president, will gather in London for final talks on the eve of a G20 summit dogged by divisions on how to tackle the economic crisis.

Obama’s stimulus approach to boost economic growth is facing stiff opposition from European and other governments.

Al Jazeera’s Matthew Moore reports.